Silvia Bortoli


Poesie dal quaderno rosso

I

Non c'č violenza
in me
non c'č
che un ordine imperfetto
- il lieve
ondeggiare dell'acqua nel catino -
e solo un filo tiene la verticalitā, la scala
senza gradini,
come una freccia nella direzione.
Non c'č passione
che non sia velata
dalla ragione
e gli occhi corrono
come una spoletta,
come l'ago che segna il cardiogramma
e misura il vulcano.


II

Alberi
pochi e rari
e da un filo legati
che la mente trascina
e al dito avvolge.
Rari e disposti in cerchio
come filari
alla distanza usata,
coppa di vibratili uccelli
come ciliege
nel gelo del mattino.


III

Apri la mente e appoggia
sull'indaco il pensiero
come un dito leggero
che piano saggi il corpo
delle parole
e della lepre
l'ansiosa corsa
insegua
e nella vigna
un segno ne catturi -
il breve colpo
della zampa scura
contro la pietra.


IV

L'arte
č l'insieme degli attrezzi
che servono alla pesca.
Questo da noi -
per te
non so cos'č, e il polso teso
mi mantiene lontana.
La tua prudenza uccide


V

Mi applico
al noviziato della collera.
Ho rasato i capelli,
l'abito da cerimonia
č un piumaggio di no
appeso alla maniglia della porta
ai polsi
lego i sonagli
e bevo l'acqua dell'assenza
a goccia a goccia.
Lo psicopompo
accompagna i ricordi -gattini -
annegati nel secchio.


VI

Che cosa sia il dolore
lo sa chi vuole,
noi
- frazionisti dell'attimo -
seguiamo l'arte dell'analisi
applicata all'infelicitā,
lallazione a rovescio
verso il silenzio.

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